Opera Pia

“Nell’antico Orfanotrofio la solidarietà corre su Facebook”: è la frase che spicca leggendo l’articolo di Massimo Minella pubblicato su La Repubblica del 24 dicembre 2010 nel quale si commemorano i 130 anni della fondazione dell’Orfanotrofio S. Antonio (1880-2010).
Null’altro come questo riferimento simboleggia meglio quanto l’Opera Pia voluta da Maria Brignole Sale sia stata in grado, adeguandosi ai tempi e alle nuove esigenze del territorio, di continuare la sua azione educativa a servizio della comunità voltrese.
Facebook ha auto una funzione fondamentale nell’organizzazione del primo incontro di ex Ospiti ed ex Alunni tenutosi il 22 maggio 2010; è infatti bastato un post di invito agli appartenenti al gruppo “Quelli che hanno fatto le elementari alla S. Antonio di Voltri“, nato sul noto social network dalla felice intuizione di una ex alunna, per scatenare un passaparola di persone che, nel tempo, hanno avuto a che fare con il S. Antonio nei modi più diversi. Da qui il successo dell’incontro che ha riportato negli antichi locali della scuola un numero considerevole di persone: ex Ospiti, ex Personale, ex Insegnanti ma soprattutto ex Alunni della Scuola Elementare, oggi Scuola Primaria.
È proprio nella scuola che l’Opera Pia individuò il modo migliore per portare avanti gli ideali di Maria Brignole Sale: una scuola primaria interna attivata per le Orfane fin dalle origini dell’Istituto, ma, contestualmente, aperta anche ad un’utenza esterna fin dalla sua fondazione.
Trascorsero decenni di grande passione educativa direttamente gestita dalle suore Figlie della Carità (meglio conosciute come “Suore di San Vincenzo”, o “Cappellone”) ma anche condivisa con numeroso personale laico qualificato: corsi musicali, laboratori di cucito-ricamo, oratorio con filodrammatica in collaborazione con la Parrocchia dei SS. Nicolò ed Erasmo sono solo alcune delle attività che fecero da corollario alla scuola vera e propria che, in quel periodo, arrivò ad ospitare fino a 50 alunne interne e 150 esterne.
Le carte in regola di questa scuola elementare indussero successivamente lo Stato Italiano a concedere ad essa la parifica, riconoscendola non solo dal punto di vista legale ma anche con contributi economici.
Nel 1971 il Provveditorato agli Studi di Genova rilasciò all’Opera Pia l’autorizzazione di apertura di una Scuola Materna che andò ad integrare la già esistente Scuola Elementare. La Scuola Materna fu attiva fino al 1980, anno a cui si riferisce la delibera di chiusura per carenza di utenza; nel contempo una richiesta sempre più esigua di assistenza sul territorio a bambine e ragazze, unita all’azione dei nuovi servizi sociali pubblici, nonché alla progressiva sostituzione degli orfanotrofi con l’istituzione dell’affido familiare, portò ad una estinzione naturale dell’Orfanotrofio avvenuta in via definitiva nel 1977.
Nel contempo, la Scuola Elementare continuò ad incontrare favore e approvazione incondizionati, testimoniati dalla continua richiesta di iscrizioni mai venuta meno né allora né successivamente; venne così creata la sezione mista, con l’allargamento della scuola all’utenza anche maschile.
Gli anni ’80 furono, con le loro trasformazioni, la chiave di volta per la configurazione che l’Istituto acquisirà nel futuro.
Al termine dell’anno scolastico 1983/84 la Congregazione ritirò le Suore dall’Istituto per carenza di vocazioni, interrompendo un sodalizio con l’Opera Pia durato più di un secolo.
Nonostante l’assenza delle suore, la Scuola Elementare S. Antonio tenne bandiera in quei momenti davvero difficili, caratterizzati dall’acceso e lungo dibattito sulla parità tra la scuola pubblica e quella privata. Mentre si discuteva sul piano politico, moltissime scuole private sul territorio non riuscirono a traghettarsi nell’era della parità e chiusero i battenti; fu così che la S. Antonio restò l’unica Scuola Elementare cattolica in un raggio di diversi chilometri e, in particolare, l’ultima dell’estremo ponente del comune di Genova.
La crisi delle scuole cattoliche di quegli anni è da ricercare, prima che nelle difficoltà di ordine economico, soprattutto nella progressiva carenza di personale religioso da impiegare nel campo dell’educazione. Alcune strutture tentarono la costituzione di Cooperative di Insegnanti laici, tentativi destinati in molti casi a fallire per l’onere che andava a gravare sugli insegnanti stessi.
L’Opera Pia Brignole Sale in Voltri optò invece per una scelta coraggiosa, consistente nel mantenere immutata la sua modalità di gestione, ma nell’affidare totalmente la scuola a personale laico, pur senza rinunciare ai principi ispiratori dell’idea iniziale.
La scelta, vista a distanza di anni, fu sicuramente vincente; questo passaggio epocale fu assimilato senza difficoltà dalla comunità voltrese che, nonostante il ricordo affettuoso delle suore, si dimostrò ben disposta a mettere quantomeno alla prova il nuovo modello.
Non fu difficile trovare persone adeguate a questo compito che, in quella prima fase, furono individuate in insegnanti per la maggior parte provenienti dalle fila del volontariato educativo delle parrocchie di Voltri e delle sue vallate; si trattava di volti giovani, noti alle famiglie per il loro impegno in un contesto ben preciso e non equivocabile.
Un fortunato e provvidenziale insieme di cause fece sì che quel primo nucleo di giovani insegnanti restassero al S. Antonio per molti anni, consolidando un team docente che crebbe in competenza e capacità di lavorare in equipe e trasmettendo all’utenza fiducia incondizionata e sicurezza di continuità didattica.
L’altra carta vincente fu di ordine puramente economico, in quanto l’Amministrazione dell’Opera Pia mantenne la gratuità della frequenza quale elemento cardine dell’offerta del proprio servizio: ciò significa che la Scuola Elementare S. Antonio non smise di offrire, nello spirito dello Statuto originario, un servizio senza richiesta di pagamenti di quote di iscrizione o di rette mensili (fatte salve quelle per il pagamento delle quote pasto). La scuola, infatti, continuò a sostenersi economicamente grazie alla buona gestione del patrimonio destinato dalla Duchessa alla perpetuazione nel tempo del suo progetto di carità.
Arriviamo così ad un passato sempre più prossimo in cui il S. Antonio riuscì a trasformare quelle che potevano sembrare nuove “sfide” in opportunità per crescere e qualificarsi maggiormente: l’istituzione e l’introduzione degli organi collegiali, che rivoluzionò il modo di intendere la scuola non più come proprietà privata dei singoli insegnanti ma come il frutto di un’azione di equipe, nonché aprendola a condividere l’azione educativa e formativa con le famiglie; la legge sull’autonomia, che rese le singole istituzioni scolastiche sempre più responsabili ma anche più protagoniste delle loro scelte; l’introduzione della parità, che riconobbe infine il S. Antonio quale Scuola equivalente in ogni aspetto a quella Statale. Il resto, è storia presente.